GRENOBLE: IN BICI O IN MONOPATTINO TRA I MONTI DI STENDHAL
Alla scoperta della città francese sede delle Olimpiadi invernali del ’68, oggi vivace microcosmo multiculturale ad alto tasso italico
di Lucia Cosmetico | Foto di Duccio Pugliese
Per abbracciare con lo sguardo Grenoble dall’alto bisogna provare l’ebbrezza della sospensione sulle ‘bulles’ (letteralmente ‘bolle’), che collegano attraverso una teleferica il centro con la sommità del monte dove si trova la Bastiglia. Non quella celebre parigina, che diede avvio alla Rivoluzione, ma una fortificazione dell’Ottocento che segna il paesaggio cittadino ricordando i tempi in cui ci si doveva difendere da nemici vicini. Da lontano le ‘bulles’ sono un elemento decorativo di grazia leggiadra: se ne vedono salire e scendere quattro-cinque alla volta, una dietro l’altra come se fossero i saliscendi di un pallottoliere ridotto oppure una serie di addobbi natalizi penzolanti tra il fiume (l’Isère) e il cielo. Quelle attuali vennero inaugurate nel 1976, andando a sostituire le vecchie cabine degli anni Trenta. Nelle ‘bulles’ si sta seduti al massimo in cinque, in assetto ‘petalo di fiore’ e con qualche leggero tremore anche se non si soffre di vertigini. I più coraggiosi osino occupare una ‘bulle’ da soli, e possibilmente la prima, così da avere tutto il brivido dei pionieri che ascendono o discendono un dislivello di 260 metri, che si può anche affrontare a piedi in un’ora con una barretta energetica di salvataggio.
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